Gli alberi più vecchi del mondo sono Ulivi

Gli ulivi di Noè

Gli alberi più vecchi del mondo sono Ulivi

Gli alberi più antichi del mondo sono ulivi, ed in particolare gli ulivi viventi più antichi del mondo sono libanesi. “Le sorelle o gli ulivi di Noè” sono 16 ulivi che si trovano a Bchaaleh, in Libano, e si afferma che abbiano origini bibliche. Chiamati anche “alberi di Noè” sono considerati dalla gente del posto un miracolo vivente, visto che attualmente producono ancora olio extravergine d’oliva. Questi ulivi rimangono uno dei grandi misteri irrisolti e praticamente inesplorati; folklore comune e alcuni studiosi biblici ritengono che questi siano gli alberi dai quali la colomba ha riportato il ramo a Noè quando il diluvio si è placato. Questa è una teoria plausibile se si considera che durante quella grande alluvione, quando tutto il Medio Oriente era sott’acqua, Bchaaleh arroccato a 1300 metri di altitudine li ha resi gli ulivi di fatto più alti mai piantati dall’antichità fino alla nostra era moderna.
Vi invito, in questi giorni in cui viviamo il rischio di contagio nei luoghi chiusi dall’epidemia del coronavirus, di apprezzare una sana passeggiata nelle campagne, godere di questo bel sole, dei profumi della terra, e se dovesse capitarvi di passare accanto a questi meravigliosi doni della natura quali sono questi alberi, comprendere quanto sia generosa la nostra terra.

Van Gogh e gli ulivi

Van Gogh e gli ulivi

Ulivi di van gogh
“L’effetto della luce diurna e del cielo significa che ci sono argomenti infiniti che si trovano negli alberi di ulivo. Per quanto mi riguarda cerco gli effetti contrastanti del fogliame, che cambia con i toni del cielo. A volte, quando l’albero mette a nudo i suoi pallidi fiori, grandi mosche blu, coleotteri smeraldo e cicale in gran numero ci volano su, il tutto immerso nel blu puro. Poi, come il fogliame assume toni più maturi, il cielo è raggiante e striato di verde e arancione e poi di nuovo, in autunno, le foglie assumono toni viola del colore di un fico maturo e questo effetto viola si manifesta pienamente con il contrasto del grande sole nel suo alone pallido di luce limone. “
Queste splendide parole sono di Van Gogh che nel 1889 dipinse una delle sue serie più riuscite dedicata agli ulivi. Sebbene dapprima li avesse ignorati, nell’ultima parte della sua vita diede a questi alberi, come ai cipressi e ai campi di grano, un significato particolare: rappresentano il ciclo della vita, e la relazione tra uomo, natura e divino. Inoltre, le forme tortuose e le foglie luminose di quest’albero rappresentano bene i forti sentimenti, particolarmente tumultuosi proprio in quell’anno 1889 che segna la malattia del pittore ed infine la sua tragica morte.
Amo Van Gogh e la sua disperata ricerca della vita, in una vita, la sua, così difficile e ingrata.

L’olivo nella Odissea di Omero

L’olivo cantato da Omero

odissea
L’olivo era considerato un albero preziosissimo nell’antica Grecia, un albero sacro, tanto che il suo abbattimento veniva punito severamente. Omero scelse questa pianta come il simbolo di unione matrimoniale salda e duratura tra Ulisse e Penelope, lasciandosi inspirare dalla robustezza e longevità dell’albero.
Nel libro ventitreesimo dell’Odissea vi è uno dei passi più belli e intensi dell’Odissea, in cui il poeta greco descrive l’amore tra i due sposi. Quando Ulisse ritorna a Itaca solo una cosa avrebbe potuto convincere Penelope della sua identità: il letto nunziale che era stato scavato nel tronco di un albero d’olivo, le cui radici erano saldamente penetrate nel terreno e attorno al quale Ulisse aveva scelto di edificare la maritale stanza.
“Bella d’olivo rigogliosa pianta sorgea nel mio cortile, i rami larga, e grossa molto, di colonna in guisa. Io di commesse pietre ad essa intorno mi architettai la maritale stanza, e d’un bel tetto la coversi, e salde porte v’imposi, e fermamente attate. Poi, vedovata del suo crin d’oliva, alquanto su dalla radice il tronco ne tagliai netto, e con le pialle sopra vi andai leggermente, e v’adoprai la infallibile squadra, e il succhio acuto. Così il sostegno mi fec’io del letto [..]”

L’olivo della strega

L’olivo della strega

ulivo della strega

L’olivo della Strega è una pianta monumentale situata presso Magliano in provincia di Grosseto vicino alla chiesa romanica della SS. Annunziata; l’albero è considerato uno dei più vecchi d’Italia, la sua età è stimata intorno ai 3000-3500 anni. La pianta è composta da due individui, uno databile intorno al 1000 a.C. formato dalla gigantesca e particolare base su cui è nato il nuovo pollone, che ha due secoli di vita ed è il prolungamento dell’antico albero. Il nome olivo della Strega è dovuto ad alcune figure che si possono immaginare quando, al tramonto, le ombre si formano sul tronco o sui rami rugosi e contorti. Secondo antiche leggende tramandate dalla tradizione popolare, intorno all’albero si consumavano riti pagani, l’olivo si contorceva assumendo forme inquietanti. Durante il periodo etrusco si racconta che intorno a questo albero e sotto le sue fronde gli Auguri ed Aruspici officiavano i loro riti per interrogare e svelare il futuro. Si narra che durante il Medioevo le streghe di Maremma si ritrovavano ai piedi dell’olivo per esaltare il diavolo, ma la leggenda più diffusa narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’olivo, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi di fuoco e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte.

Il mito greco

Il mito greco

mito greco ulivo
Il mito greco che narra la nascita dell’albero dell’ulivo fa riferimento ad una sfida tra Atena e Poseidone, di cui Zeus re di tutti gli Dei sarebbe stato giudice, per offrire il dono più bello agli uomini.
Poseidone, colpendo il suolo con il suo tridente, fece sorgere un cavallo potente e rapido, in grado di vincere tutte le battaglie.
Atena, con la sua lancia, colpì una roccia e fece nascere dalla terra un albero bellissimo da foglie argentee, il primo albero di ulivo. La splendida pianta illuminava la notte, medicava le ferite e curava le malattie e inoltre offriva prezioso nutrimento, donando benessere e quindi pace e salute a tutti gli uomini che lo avrebbero coltivato.
Zeus scelse il bellissimo albero e disse: «Questa pianta proteggerà una nuova città che sarà chiamata Atene da te, figlia mia. Tu donasti agli uomini l’ulivo e con esso hai donato luce, alimento e un eterno simbolo di pace».
Atena da quel giorno divenne la dea protettrice della città di Atene. Qualche tempo dopo uno dei figli di Poseidone cercò di sradicare l’albero di Atena, ma si ferì nel commettere l’atto sacrilego e morì. Gli ateniesi decisero così di costruire in quel punto l’Acropoli e presidiare notte e giorno dai soldati la sacra pianta dell’ulivo.

L’albero della longevità

L’albero della longevità

Ulivo centenario
Gli ulivi sono piccoli, storti e crescono poco. Eppure il tronco è possente, si alleggerisce nella chioma, piena di fronde e di foglie di colore verde argenteo, pronte a luccicare sotto ogni raggio di sole e a scapigliarsi ad ogni soffio di vento. Ogni albero è una scultura: anche se non sono alberi tra i più alti e grandiosi, sono regali e maestosi, longevi forti e generosi e hanno quei meravigliosi frutti, le olive.
L’olio ricavato dalle olive ha proprietà terapeutiche, è tra i prodotti più tipici del territorio italiano, è elemento basilare della nostra cultura culinaria, ci mantiene in salute e longevità.

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